Giovedì 29 gennaio, alle ore 15, il Parlamento si riunirà in seduta comune per il primo scrutinio dell’elezione del Presidente della Repubblica.
Sono chiamati a votare i cosiddetti grandi elettori che quest’anno sono 1009: 945 tra deputati e senatori, cui si aggiungono tre delegati per ogni regione scelti dai rispettivi consigli regionali (la Valle d’Aosta ha un solo delegato) e i 6 sentori a vita (il Presidente dimissionario Napolitano, Ciampi, Monti, Cattaneo, Piano, Rubbia).
Il nuovo Presidente resterà in carica sette anni, (fino al 2022): ciò impedisce che un presidente possa essere rieletto dalle stesse Camere, (che hanno mandato quinquennale) e contribuisce a svincolarlo da eccessivi legami politici con l’organo che lo vota. Il settennato decorre dal giuramento che il Presidente presta davanti al Parlamento in seduta comune. Per la carica di Presidente della Repubblica non è previsto un limite al numero di mandati, ma primo caso di riconferma è stato proprio quello di Giorgio Napolitano (2013).
Ricordiamo che l’elezione avviene a scrutinio segreto e, per garantire un consenso il più possibile esteso intorno a un’istituzione di garanzia, nei primi tre scrutini è necessaria la maggioranza di due terzi o maggioranza qualificata dei componenti dell’Assemblea (673 voti), mentre dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta (505 voti). Non c’è invece una prassi certa sulla cadenza delle votazioni.
Tutti i dettagli sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e sui poteri del Capo dello Stato sono illustrati, con i consueti approfondimenti ipertestuali, nel Dossier n. 10 della Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune.
clicca sul link di seguito per scaricare il Dossier