Beato sei tu, Simone

La liturgia ci presenta il vero potere che è quello dell'amore per i fratelli.

Gesù è giunto a una svolta nel suo ministero di evangelizzatore. A seguito della risposta dei discepoli egli comincerà a istruirli sul mistero pasquale di passione, morte e resurrezione. Gesù è consapevole del destino che gli si sta delineando davanti: «andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Mt 16,21).

 

Interrogando i discepoli su quello che la gente pensa di lui, Gesù si rende conto che il popolo lo considera un profeta, cioè un uomo mandato da Dio che annuncia la parola del Signore in vista di una conversione.

 

Gesù passa poi a chiedere che cosa pensano loro di lui. La risposta di Pietro sicuramente rispecchia la fede della comunità post-pasquale, ma probabilmente fa memoria di una consapevolezza, da parte dei discepoli, diversa rispetto all’opinione del popolo. Loro gli sono stati più vicini, hanno camminato con lui e conversato in maniera più intima. Pietro, a nome di tutti, confessa che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio atteso da Israele per la salvezza del popolo.

 

Questo titolo di Figlio era utilizzato nel salmo 2: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato» e riferito alla figura del Messia discendente di Davide (cfr. 2Sam 7,14). Ma il senso di questo titolo non era chiaro in quanto la sua realtà non si era ancora realizzata.

 

Solo in Gesù si chiarisce, per la scena del mondo, cosa vuol dire essere il Figlio di Dio. Gesù salva il mondo attraverso il mistero pasquale. Questo è il suo stile che è quello di Dio stesso.

 

Gesù riconosce che Pietro parla ispirato dal Padre, e che proprio per questo, essendo stato scelto dal Padre per una rivelazione particolare, è degno di cambiare nome e diventare così la pietra su cui edificare la Chiesa, comunità di coloro che accolgono il figlio di Dio che salva il mondo nel mistero pasquale.

 

Il potere di legare e sciogliere conferito a Pietro verrà da lui esercitato, e da coloro che vengono dopo di lui, secondo lo stile di Gesù che si realizza nel mistero pasquale. Esso sarà vero potere se seguirà la compassione e la giustizia di Dio.

 

Questo mistero che riguarda Gesù, per Gesù non è ancora il momento che sia rivelato: occorre che si realizzi prima nella sua passione, morte e resurrezione per poter poi diventare di pubblico dominio e non rischiare più di essere frainteso.

 

Il cammino per Gerusalemme è ancora lungo e i discepoli devono ancora comprendere esistenzialmente, anche attraverso il loro abbandonare Gesù da solo sulla croce, cosa vuol dire essere veramente il Figlio del Dio vivente: colui che accoglie i peccatori e, amandoli, li perdona.

 

 

 

24 agosto 2014 - XXI Domenica tempo ordinario - Anno A

 

Matteo 16,13-20

 

In quel tempo, 13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14 Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».

 

15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

 

17 E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del Regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

 

20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

 

Scritto da Marco Bonarini