La liturgia ci presenta Geù risorto che sale al cielo per sedere alla destra del Padre. La sua missione si è conclusa e Gesù invia in missione i suoi discepoli.
Il vangelo di Matteo si conclude con il mandato missionario di Gesù agli undici discepoli di annunciare l’evangelo di Dio e di immergere (questo vuol dire battezzare) i popoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, cioè testimoniare all’umanità intera che l’amore di Dio, rivelato nel mistero pasquale, è la verità e la giustizia della storia.
Il v. 17 ripropone l’incredulità dei discepoli di fronte al risorto. Vedere la morte sconfitta è incredibile agli occhi dell’uomo, si fa fatica a credere vero ciò che si manifesta ai sensi e al cuore. In effetti è un atto di fiducia al “miracolo” dell’amore che vince la morte, che chiede di essere sempre attualizzato di fronte alla morte che vediamo nella storia.
Il comandamento che Gesù chiede ai discepoli di fare osservare è quello del duplice amore per Dio e per il prossimo come se stessi. Altro non c’è da osservare, se non amare, perché Gesù è con noi per ricordarci come ci ha amati lui: dando la vita per far vivere noi.
1 giugno 2014 - Solennità dell'Ascensione - Anno A
Matteo 28,16-20
In quel tempo, 16 gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
17 Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18 Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Scritto da Marco Bonarini