Gesù è Figlio di Dio

La liturgia della Domenica delle Palme ci propone il lungo racconto della passione e morte di Gesù, al cui centro c'è il corpo di Gesù e le relazioni che le persone intrattengono con lui, attraverso il suo corpo.

Il corpo è simbolo della nostra identità: contemporaneamente ci separa e ci unisce al mondo e agli altri. Mediante il corpo siamo dunque in perenne relazione e questa è la nostra realtà di persone.

 

Giuda vuole consegnare Gesù ai capi dai sacerdoti, come fosse una merce, infatti chiede loro di fissare un prezzo (un denaro era la paga giornaliera di un lavoratore salariato: Mt 20,2.13).

 

Consegnare il corpo vivo di Gesù ai sacerdoti, per Giuda vuol dire mettere fine alla sua speranza in lui. Infatti, quando essi condannano Gesù e lo consegnano a Pilato, Giuda riconosce l’innocenza di Gesù e la sua speranza in lui finisce una seconda volta, perché ora è condannato. Giuda giunge così a togliersi la vita, perché crede di non poter più sperare in Gesù.

 

Gesù offre il suo corpo e il suo sangue ai discepoli e a tutti coloro che riconoscono in lui una speranza di vita. Il senso della sua vita Gesù lo indica in questa offerta di comunione che va oltre la morte.

 

Gesù entra in relazione con Dio attraverso il suo corpo percorso dalla tristezza e dall’angoscia di quanto sta per accadere. Tristezza per l’incomprensione cui sta andando incontro e per la non accoglienza da parte degli uomini, angoscia per il proprio destino personale. Gesù è prostrato a terra non solo nell’anima, ma anche nel corpo, sostenuto solo dalla relazione con il Padre.

 

Tornato dai discepoli, Gesù riconosce che il corpo è fragile e che cercare di preservare il corpo può essere una tentazione. Infatti il corpo ci è dato come un dono, che ci unisce in una relazione di gratitudine con Dio che ce lo consegna. Gesù sa che tutto se stesso è nella mani della provvidenza del Signore (cfr. Mt 6,25-34, che si conclude con l’esortazione di Gesù a cercare il regno di Dio e la sua giustizia, più che di preoccuparsi di cosa mangiare e bere).

 

Il bacio di Giuda a Gesù è il tradimento di un gesto che ha ben altro valore: quello di far entrare in relazione, anche con il corpo, due persone che si vogliono bene. Qui è il segno che si prende possesso del corpo di Gesù per arrestarlo, e non basta una spada per salvarlo da questo destino, a cui basterebbero dodici legioni di angeli, una iperbole per dire la potenza di Dio che può salvare Gesù, ma che non lo fa per compiere il destino misterioso della salvezza.

 

Da questo momento in poi Gesù non è più libero, e ritiene che gli altri lo paragonino a un ladro, uno che viene per rapinare i beni altrui: la legge, il tempio, la salvezza; ma così non è. Gesù ha parlato per annunciare la venuta del regno di Dio nella sua persona, dunque a portare un dono vero, più che a prendere qualcosa di prezioso nel nascondimento. Egli ha parlato in pubblico e solo ora i sacerdoti si sentono minacciati da questa parola.

 

Nel sinedrio si alternano falsi testimoni e Pietro assiste da lontano, per non farsi coinvolgere. Alla domanda cruciale di Caifa, finalmente Gesù rompe un silenzio imbarazzante per i sacerdoti. La sua affermazione di essere il Cristo, il figlio di Dio, viene accolta come una bestemmia, invece che come un annuncio di salvezza, e la conseguenza è la condanna a morte.

 

Un uomo condannato a morte non ha più diritto alla dignità della propria umanità e il suo corpo viene oltraggiato dalle guardie.

 

Anche Pietro partecipa a questa disumanizzazione di Gesù con il rinnegare la sua relazione con lui, relazione che lo ha portato ad accogliere il suo invito a seguirlo fino a Gerusalemme, ha vivere insieme la Pasqua e che, di fronte alla morte imminente, gli fa rinnegare quanto vissuto fino ad allora. Il non riconoscere la propria storia e la propria relazione con Gesù porta Pietro alla menzogna e alla vergogna di se stesso quando si ricorda le parole di Gesù che lo avevano messo in guardia a questo proposito.

 

Il corpo di Gesù, davanti a Pilato, diventa muto. Altri testimoniano contro di lui, ma Gesù, e forse anche Pilato, sa che quanto dicono è falso e che però non può essere contestato con le parole, ma solo con i fatti, i quali non possono essere operati in quanto il corpo di Gesù è imprigionato.

 

Pilato, nel vangelo di Matteo, è presentato come un uomo convinto dell’innocenza di Gesù. Egli tenta varie volte di liberarlo. Tuttavia, alla fine, si consegna alla volontà della folla per quieto vivere: lavandosi le mani in pubblico non si prende la responsabilità della morte di Gesù, che però dipendeva solo da lui, in quanto detentore del potere di mettere a morte.

 

Il popolo presente si prende la responsabilità della morte di Gesù e lascia libero Barabba, un delinquente.

 

Da qui in poi il corpo di Gesù si trova nelle mani dei soldati che lo flagellano e lo deridono rivestendolo come un re, ironia evangelica, perché Gesù è veramente re nel regno di Dio che viene.

 

Il corpo di Gesù è quasi senza forze, non riesce neanche a portare il palo orizzontale della croce, tanto che i soldati devono prendere uno che passa per aiutarlo in questo ulteriore supplizio.

 

In croce il corpo è esposto allo sguardo di coloro che passano a loro monito, in caso volessero comportarsi come colui che è crocifisso. Il corpo come deterrente psicologico, un corpo irreversibilmente sulla via della morte per asfissia, là dove il respiro non trova più la forza di entrare e di uscire, ma si ferma per mancanza di forza.

 

I passanti e i ladroni prendono in giro Gesù per le sue affermazioni che qui, sulla croce, appaiono insignificanti; è l’ultima tentazione per Gesù: compiere un gesto di potenza per convincere tutti della verità delle sue parole e dei suoi gesti salvifici.

 

Matteo fa pronunciare a Gesù una sola frase: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Sal 22,2), che può essere interpretato sostanzialmente in due modi.

 

Il primo vede espressa in questo grido la disperazione di Gesù nei confronti di Dio. Gesù si sente solo e nel silenzio di Dio non trova più risposte alla sua vicenda. Tuttavia gridare a qualcuno è ancora essere sicuri che possa rispondere in qualche modo, si mantiene viva la relazione.

 

Il secondo, ipotizzando che Gesù abbia pronunciato l’inizio del Salmo 22, ma intendendo con esso tutto il salmo, indica la fiducia di Gesù nel Padre che lo salverà. Infatti il Salmo 22 narra di un uomo perseguitato che continua a confidare in Dio, considerando che nel passato Dio è sempre venuto in aiuto del suo popolo.

 

Gesù muore, il suo corpo non respira più, ha emesso lo spirito per l’ultima volta, il soffio vitale che rende l’uomo di terra un essere vivente (cfr. Gen 2,7).

 

Il corpo morto di Gesù viene associato a fenomeni soprannaturali, come se lo spirito si fosse trasferito in altri corpi morti per ridare loro vita.

 

Anche da morto Gesù diventa uno scomodo testimone.

 

Da una parte Giuseppe d’Arimatea e le donne lo vogliono seppellire secondo i costumi, per onorarne la memoria. Dall’altra i capi dei sacerdoti e i farisei vogliono che sia custodito dalla guardie per evitare quello che considererebbero un trucco, da parte dei suoi discepoli, per rendere vere le parole di Gesù riguardo alla sua resurrezione.

 

Un corpo morto che ritorna in vita: ecco il fatto che può convincere gli uomini della presenza salvifica di Dio e rendere così veritiera tutta la vita di Gesù.

 

E’ intorno a questo corpo e alla verità di ciò che gli è accaduto che la storia dell’umanità trova il suo significato: se risorge Dio è presente ed opera la salvezza, altrimenti è un grande inganno come Paolo ha ben presente: «Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (1Cor 15,12-19).

 

 

 

Matteo 26,14-27,66

 

In quel tempo, 26,14 uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti 15 e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16 Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

 

17Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18 Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19 I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

 

20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21 Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22 Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23 Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25 Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

 

26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27 Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28 perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29 Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». 30 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

 

31Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. 32 Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

 

33Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». 34 Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35 Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

 

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37 E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38 E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39 Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

 

40Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? 41 Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42 Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 43 Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. 44 Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45 Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. 46 Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

 

47Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48 Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49 Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50 E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51 Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52 Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53 O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54 Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». 55 In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56 Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

 

57Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58 Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

 

59I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60 ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61 che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». 62 Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63 Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». 64 Gli rispose Gesù: «Tu l’hai detto; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».

 

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66 che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». 67 Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, 68 dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

 

69 Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70 Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». 71 Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72 Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». 73 Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: A «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce». 74 Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. 75 E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

 

27,1Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 2 Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.

 

3Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4 dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». 5 Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6 I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». 7 Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. 8 Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. 9 Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, 10 e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

 

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». 12 E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

 

13Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». 14 Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. 15 A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. 16 In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. 17 Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». 18 Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

 

19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». 20 Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21 Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». 22 Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». 23 Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

 

24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». 25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26 Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

 

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. 28 Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, 29 intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». 30 Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31 Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

 

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. 33 Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 34 gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. 35 Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. 36 Poi, seduti, gli facevano la guardia. 37 Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». 38 Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

 

39Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40 e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41 Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42 «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43 Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». 44 Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

 

45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46 Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48 E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49 Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50 Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

 

51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52 i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53 Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54 Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 

55Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56 Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

 

57Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. 58 Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. 59 Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60 e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. 61 Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

 

62Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, 63 dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. 64 Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». 65 Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». 66 Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.