Gesù affronta la questione dell’uso delle cose, in particolare del denaro quale simbolo globale di ciò che si possiede.
Nella VIII Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci invita a continuare a leggere il discorso della montagna (capp. 5-7).
Dio e la ricchezza sono incompatibili in ordine alla salvezza. Solo Dio salva, non di certo il denaro o i beni che esso rappresenta. Certo possedere dei beni e del denaro è necessario per vivere, ma essi sono doni che Dio affida all’uomo per il suo bene e per il bene dei fratelli. Infatti i beni mediano la relazione con il fratello e l’uso che se ne fa determina la qualità della relazione che si intrattiene con l’altro.
Gesù rimette ordine nella gerarchia dei valori: prima viene la vita, poi i beni che servono per viverla. Infatti l’una e gli altri vengono da Dio, come possiamo ben comprendere guardando gli uccelli del cielo. Il lavoro non rende proprietari dei beni, ma solo li trasforma per renderli fruibili.
Se l’erba del campo è così bella, dice Gesù sapendo quanta cura ne ha il Padre, tanto più il Signore si prenderà cura degli uomini e delle loro necessità. Infatti l’uomo non può fare nulla per allungare la propria vita, che è nella mani di Dio e se ne prende cura.
Sono i pagani, coloro che non si affidano al vero Dio, creatore del mondo, che si preoccupano delle cose materiali. Essi non hanno fede nei loro dei, non li conoscono come capaci di dare la vita e di prendersene cura. Non così è il Padre vostro, dice Gesù a partire dalla sua intima e singolare esperienza che ha fatto del Padre.
Egli sa che cosa è veramente importante: cercare il regno di Dio e la sua giustizia. E’ quello che ha plasmato la sua vita e che ora sta adempiendo annunciando appunto la vicinanza del regno di Dio e la benevolenza del Padre nei confronti di tutti gli uomini.
Gesù sa bene, perché lo sperimenta vero per sé, quanto il Padre sia vicino a chiunque si trovi in difficoltà nella vita, di come si preoccupi per il bene di ciascuno.
All’uomo dunque non rimane che accogliere questa presenza di Dio che si manifesta nella giustizia che si realizza. La fatica del vivere trova dunque la sua consolazione nella presenza misericordiosa di Dio.
2 marzo 2014 - VIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
Matteo 6,24-34
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
24«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32 Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
34Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Scritto da Marco Bonarini