I presidenti Acli e Unione Sportiva Acli chiedono la riforma per distinguere lo sport sociale da attività commerciali.
“Nel mondo degli Enti di promozione sportiva, che svolgono una funzione fondamentale nel permettere a milioni di cittadini di praticare una attività sportiva, a cominciare dai soggetti più svantaggiati, è venuto il momento di una svolta all'insegna della trasparenza e della rendicontabilità”. Lo chiedono congiuntamente al Coni ed al Governo i presidenti nazionali delle Acli, Gianni Bottalico e dell'Unione Sportiva Acli, Marco Galdiolo.
“Proprio perché gli Enti di promozione sportiva costituiscono una grande ricchezza per la società, in termini di socializzazione e di coesione sociale, - proseguono i presidenti Acli ed Us Acli - occorre una riforma dei regolamenti in modo tale che tra gli enti di promozione sportiva vengano incentivati quegli enti seri (e sono la maggioranza) che svolgono effettiva attività sportiva popolare sul territorio e non quelli che approfittano dei soli requisiti formali sin qui richiesti ma a cui non corrisponde una diretta capacità di presenza e di iniziativa.
Dove c'è solo un associazionismo artificiale e di facciata non sussiste alcuna forma di condivisione e di partecipazione democratica. E soprattutto non si origina attività sportiva duratura, nuove occasioni di sport sul territorio. Si crea solo un mercato delle tessere e un sistematico appalto organizzativo in cambio di una copertura soltanto formale che non crea legami sociali.
Chiediamo pertanto al Coni – concludono Bottalico e Galdiolo - di procedere speditamente sulla strada della verifica della reale consistenza associativa dei vari Eps, in modo da individuare quanti svolgono sul territorio un’attività meravigliosa utilizzando lo sport come strumento educativo e sociale, e quanti sfruttano l'associazionismo solo per nascondere vere e proprie attività commerciali o uffici organizzativi”.