La festa della Presentazione del Signore al tempio è motivo di gioia per noi cristiani, perché Gesù viene offerto, come tutti i primogeniti di Israele, al Signore.
Con questo rito i genitori riconoscevano che la vita che viene dal Signore è un dono, perché i primogeniti degli ebrei erano stati risparmiati nella notte di Pasqua in Egitto, quando invece morirono i primogeniti degli egiziani. Essi appartengono dunque al Signore che li ha salvati dalla morte, per indicare la salvezza di tutto il popolo, essendo i primogeniti il futuro della vita del popolo.
Maria e Giuseppe vivono la tradizione del proprio popolo con questa consapevolezza nel cuore. Essi sanno che il loro figlio appartiene al Signore e a lui – ritualmente – lo riaffidano.
In questo evento rituale però accadono due fatti non usuali e non rituali.
Il primo fatto è che Simeone, un uomo giusto e guidato dallo Spirito di Dio, si reca al tempio per riconoscere in Gesù in fasce la salvezza di Israele.
Simeone è stato consolato dalla vista di Gesù, promessa di una salvezza futura, già presente oggi in questo piccolo bambino, non solo per Israele, ma per tutte le nazioni. Gesù è una luce che illumina il mondo e lo fa uscire dalle tenebre del peccato e della morte.
Il cantico di Simeone che preghiamo tutte le sere durante la compieta, è un cantico di consolazione per gli affanni della vita del giorno che si conclude e di speranza per il giorno successivo.
Simeone illustra poi a Maria come tutto questo potrà accadere: Gesù sarà un segno di contraddizione, perché mostrerà il volto unico di Dio, volto di misericordia e giustizia insieme, che fa emergere le contraddizioni e le paure del nostro cuore.
Maria dovrà vivere come suo figlio il travaglio della sua passione, morte e resurrezione, ma sarà aiutata a vivere la morte di suo figlio, dolore unico per un genitore, proprio dalla testimonianza di amore per gli uomini che Gesù vive nel mistero pasquale.
Il secondo fatto è quello di una profetessa, Anna, che indica in Gesù la salvezza per Israele. Dal profondo della suo cuore, convertito a Dio da una vita di preghiera, riconosce anche lei in quel bambino colui che porterà la vita per Israele.
Luca ci mostra quasi sempre coppie di persone, spesso uomini e donne, per farci comprendere come tutto il genere umano collabori alla salvezza offerta dal Signore.
Il rito si è compiuto, la legge è stata osservata, e il cuore dei presenti è stato consolato dalla presenza di questo bambino che lo Spirito addita come il Salvatore.
Tornato a casa, si deve realizzare quella legge, fondamentale per Dio, per cui gli eventi della salvezza hanno bisogno di tempo per dispiegarsi nella storia. Gesù deve crescere e lo fa con l’aiuto dei genitori, della loro fede e sapienza di vita, e con la grazia/benevolenza di Dio che lo fortificano e lo abilitano per la sua opera di salvezza.
2 febbraio 2014 - Festa della presentazione di Gesù al Tempio - Anno A
Luca 2,22-40
22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
25 Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26 Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
27 Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28 anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29 «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31 preparata da te davanti a tutti i popoli:
32 luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35 – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Scritto da Marco Bonarini